LA CITTÀ SOSTENIBILE E RESILIENTE ATTRAVERSO L’AGENDA ONU 2030 – IL PATTO CITTÀ/CAMPAGNA: L’AGRO URBANO. UNA RICOMPRENSIONE DELLA CITTÀ COME TUTTO CONNESSO.
Cittadella delle imprese, Viale Virgilio 152 – Taranto
Il 6 e 7 Ottobre p.v. il Centro di Cultura G. Lazzati con la Camera di Commercio, l’Università di Bari, il Politecnico, l’Autorità portuale, Confagricoltura, Confindustria, il GAL Magna Grecia, l’INBAR, i Sindacati confederali, Ordini professionali ed altri stakeholder aderiscono e offrono partecipazione sul territorio al Festival dello Sviluppo Sostenibile Agenda ONU 2030 promosso dall’ASVIS lanciando una grossa sfida culturale: una ri-comprensione, secondo complessità, della città di Taranto.
(Live streaming di Camera di commercio di Taranto: https://youtu.be/nmWCZ6RxaO0 )
Ecco i temi che saranno trattati nell’ambito della due giorni del Festival:
6 OTTOBRE (Mattina)
– La città sostenibile e resiliente attraverso l’Agenda ONU 2030 – Il patto città/campagna: l’agro urbano, Una ricomprensione della città come tutto connesso.
– Taranto dove la ri-trovo. Visioni della città tarentina come paesaggio agro urbano (ricerca in progress – laboratorio aperto di ecologia integrale)
6 OTTOBRE (Pomeriggio)
– Beni comuni: opzione necessaria per ri-generare e ri-percepire la città. Tra progetti ed esperienze
7 OTTOBRE (Mattina)
– Un nuovo rapporto tra impresa e territorio: le benefit. Taranto nella rete delle esperienze nate e nascenti
7 OTTOBRE (Pomeriggio)
– Quale politica e quale politico per l’attuazione dell’Agenda ONU 2030. Un nuovo rapporto tra democrazia e potere
Una città, ri-vista nella sua poliedricità di aspetti, di caratteristiche morfologiche, storiche, di saperi, magari sopiti, di sapori che, nell’integrazione agro-urbana, trova rammendo ri-unificante alla sua dispersione e alla sua “smemorializzazione”.
La città non è il contrario di campagna, anzi l’integrazione dà nuovo senso all’intero, al tutto, al tutto connesso e, nella connessione, c’è resilienza: la città ri-diventata sistemica ritrova e recupera l’identità dinamica al di là delle stesse possibili previsioni o ipotizzati esiti.
Il mettere insieme darà sorprese di futuro… di vocazioni finora inespresse, di anime, di cittadinanza, di risorse. Alla base di questo quadro dinamico si vuole valorizzare l’indagine, lo studio, la vision del dottorato di ricerca in atto (dottorato a cura dell’Università di Bari, del Politecnico Bari-Taranto, dell’Università della Basilicata) e che si vuole mettere in dinamica partecipativa l’intero va ricomposto dall’intero della comunità attiva con il suo patrimonio.
Il festival oltre a tentare di focalizzare questa visione e questo paradigma (c’è un problema di democrazia cognitiva), la cui ecologia è anche nella mente collettiva, tenterà di delineare due opzioni, due dinamiche strumentali:
Beni Comuni (strumento unico per gestire spazi da sdemanializzare, da bonificare per trasformarli in luoghi);
Società Benefit: l’impresa espressione del territorio ancora prima del giusto e del necessario profitto. L’inversione in atto: dal primato del profitto al profitto portatore di valori, un processo in atto che tende a normalizzarsi anche lì dove ha primeggiato una crescita senza pieno sviluppo, soprattutto del territorio e della comunità
estromessi da una parzialità: la mera intesa capitale-lavoro. Il PIL non è bastato e non è bastevole! Capitale-lavoro si, ma nel contesto vivo e partecipante.
Questo l’itinerario… ma con quale politica, con quali politici è possibile attuare questa proposta? La due giorni si conclude così con un forum nazionale, un confronto a più voci promosso e coordinato dal MPPU (Movimento Politico per l’Unità) e dedicato a fornire qualche risposta alla succitata domanda.
La politica certamente rivisitata dalla Costituzione. Una politica giocata in una realtà complessa che non può essere rimossa e risolta da culture lineari contrapposte e sfidanti. Una politica che si gioca più che nella leadership, nella cura di una circolarità che va animata (supplemento di senso e di anima), che va spinta, aiutata nella processualità e proceduralità che garantisca la contestualità degli obiettivi, dei bisogni, dei diritti, delle opzioni, degli indici e che non autorizzi scarti: non autorizzi assolutamente il metodo dei due tempi (il fare e il riparare le conseguenze del fare!), attui la contemporaneità tra vision e azione sapendo che è l’azione ad attivare l’interazione e a far vivere la dinamica sistemica. La politica che non si misura sulla rivendicazione degli spazi ma sulla forza di abitare processi sempre più inclusivi e non riduzionistici. (Il Presidente del Centro, Domenico Maria Amalfitano)
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“L’impeto che ha fatto da sfondo al percorso che ha condotto a questo 3° Festival dell’Economia Civile è nel titolo: ‘Alla ricerca di senso’ (…)
In quale direzione stiamo andando e in quale direzione vogliamo portare questa nostra società.
Stiamo transitando verso un modello tripolare di ordine sociale basato sui tre pilastri: Stato, Mercato, Comunità. Prima il modello era bipolare: Stato, Mercato, perché faceva riferimento a due categorie di beni: beni privati e beni pubblici. Il mercato si prendeva cura dei beni privati, lo stato dei beni pubblici. La novità, a partire dagli anni ’80, è che alle due categorie di beni privati e beni pubblici se ne sono aggiunte altre tre: beni relazionali, beni comuni e beni posizionali (…)
Se vogliamo tener conto di queste altre categorie di beni, non lo possiamo fare se non mettiamo in gioco la comunità. Quindi il modello tripolare: Stato, Mercato, Comunità, significa prendere atto che noi come società abbiamo sempre bisogno dei beni privati e dei beni pubblici, ma anche degli altri.
Con i beni privati aumento l’utilità, ma per aumentare la mia felicità ho bisogno di beni relazionali e diminuire i beni posizionali (generatori di conflitti).
Siamo all’inizio di un cammino. Il problema è
ripensare il modello di ordine sociale che fa star assieme in maniera articolata i tre i pilastri: Stato, Mercato, Comunità. C’è una parola che dice questo ed è il principio di sussidiarietà.” (Stefano Zamagni)
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